La musica accompagna gli adolescenti nelle fasi fondamentali della loro maturazione emotiva

La musica accompagna gli adolescenti nelle fasi fondamentali della loro maturazione emotiva

Simona Ruspo

Dicembre 18, 2025

Se passi per molte città italiane – e lo faccio spesso, anche semplicemente nel quartiere – non è difficile incrociare adolescenti con le cuffiette infilate, persi nella loro musica mentre camminano per strada, o aspettano alla fermata, a scuola o nelle piazze. Un gesto così scontato, eppure dietro c’è un legame davvero profondo con la musica, che spesso agli adulti sfugge ma, per i ragazzi, è un compagno di viaggio insostituibile in mezzo alle complicazioni della crescita. La musica non è solo rumore di sottofondo: spesso è lo strumento principale per sentire emozioni intense, trovare una propria voce, e magari anche misurarsi con gli altri. Molti giovani usano le canzoni come rifugio, cercando conforto e segnali in un mondo che sembra tanto confuso quanto difficile da decifrare.

L’adolescenza e la musica: un legame fatto di emozioni e identità

Il passaggio dall’infanzia all’età adulta non è mai una linea retta. Cambiamenti fisici, psicologici e sociali si intrecciano – spesso in modo tumultuoso. Negli ultimi tempi, abbiamo visto come il cervello degli adolescenti si sviluppi velocemente, amplificando ogni emozione fino a renderla quasi “esplosiva”. Qui entra in gioco la musica, che – se ci pensate – diventa un vero punto di riferimento, perché aiuta a gestire stati d’animo complessi, uno spazio dove sentimenti e desideri si fanno più chiari, meno spaventosi. La musica, in pratica, trasforma tutto in qualcosa di più comprensibile, meno solitario.

La musica accompagna gli adolescenti nelle fasi fondamentali della loro maturazione emotiva
Un gruppo di adolescenti rilassati ascolta musica con le cuffie, circondati da un ambiente accogliente. – accademiaitalianadelcanto.it

Parlando con genitori o insegnanti, capita spesso di sentire come quelle cuffiette sui ragazzi segnino un muro quasi invalicabile. Ed è proprio così: la musica funge da filtro protettivo, separando il mondo familiare dalla vita fuori casa. I generi preferiti rispecchiano quelli degli amici, rafforzano il senso di appartenenza, disegnano contorni di gruppo e di identità. Chiunque frequenti le scuole di città diverse – dal Nord Italia alle regioni del Sud – sa che la musica unisce, ma spesso definisce anche “chi sei” e “dove appartieni”.

Un aspetto che molti dimenticano – soprattutto chi vive in grandi centri – è che la musica per un adolescente può essere la prima forma vera per esprimere paure e sogni non ancora tradotti in parole. Non è solo intrattenimento, è uno strumento prezioso per fare i conti con il disagio, il desiderio di autonomia, la ricerca di un equilibrio che spesso sembra sfuggire. Ecco, a volte scegliendo canzoni che raccontano a fondo le proprie difficoltà, i ragazzi trovano nei testi un rifugio, una mappa per orientarsi dentro se stessi.

Il ruolo sociale della musica e la costruzione dell’identità

Oltre all’aspetto sentimental-emotivo, la musica svolge una funzione sociale importante nel processo di emancipazione. È una specie di terreno comune dove si condividono esperienze, valori, messaggi – insomma, un territorio condiviso di esperienze e valori. Che si tratti delle metropoli o dei paesini più piccoli, la musica resta – per gli adolescenti – un modo insostituibile per esprimersi e stare insieme.

Sotto la superficie dei gusti musicali spesso si celano figure di riferimento, artisti quasi idoli con un valore simbolico grande. Quegli stessi artisti rappresentano ideali, sogni e valori che i giovani talvolta cercano di fare propri per costruirsi un senso di sé. Va detto che l’identificazione può diventare troppo stretta: rischi di chiusura, isolamento o, peggio, dimenticanza di impegni importanti come scuola o amicizie di tutti i giorni. Trovare il limite tra una sana ispirazione e un coinvolgimento eccessivo è – come sempre – complicato, soprattutto per chi sta vicino ai ragazzi in questi anni.

Un dettaglio spesso sottovalutato riguarda la distanza emotiva che la musica offre: ascoltare canzoni che catturano momenti difficili permette spesso di “osservare” le emozioni senza esserne sommersi. Funge come un ponte tra il sentimento vissuto e la capacità di accettarlo o trasformarlo. Ogni tanto, qualche ricerca conferma quanto questo meccanismo giochi un ruolo chiave in uno sviluppo emotivo sano, senza drammi eccessivi.

Spesso emerge una tensione: i ragazzi vorrebbero essere accettati dagli adulti ma, allo stesso tempo, spingono verso l’autonomia anche a costo di scontrarsi con questi modelli. In questo contesto, la musica diventa una sorta di linguaggio segreto – un mondo privato, difficile da “leggere” per i genitori, ma che aiuta i giovani a crescere e a costruire una propria identità.

Dall’ascolto alla pratica: quando la musica forma la persona

Se si parla di musica e adolescenza, non si può ignorare l’impatto della pratica musicale vera e propria. Prendere in mano uno strumento o partecipare a un gruppo significa molto più che imparare note e tecniche: significa mettersi in gioco, sviluppare responsabilità, collaborazione e autostima. Per tanti giovani italiani – sia nelle scuole, sia nelle associazioni culturali – la musica diventa una palestra preziosa per allenare abilità che torneranno utili per la vita adulta.

Da notare come la musica insegni a vivere con gli altri. Lavorare in gruppo, rispettare tempi e spazi altrui: tutto questo finisce per incidere positivamente anche sull’ambiente scolastico e sociale. Si rafforza un senso di appartenenza, di utilità. Curiosamente, diversi studi segnalano miglioramenti nelle abilità linguistiche e cognitive legate allo studio musicale, con effetti anche sulla concentrazione e il ragionamento. Dettaglio non da poco, soprattutto quando la tecnologia si prende gran parte del nostro tempo.

Uno dei temi più dibattuti riguarda l’abitudine a studiare con la musica in sottofondo: famiglia e scuola spesso si dividono su questo. In generale, la musica strumentale aiuta a rilassarsi e concentrarsi, ma molto dipende da ogni persona e dal tipo di attività. Stranamente, cambiare genere o momento della giornata può fare la differenza tra distrazione e supporto.

C’è una differenza interessante, tra chi è estroverso e chi introverso, nel modo in cui la musica viene usata come “compagna”. Gli estroversi sembrano guadagnarci in energia, mentre gli introversi scelgono spesso il silenzio o momenti riflessivi per ricaricarsi. Un modo per ricordarci che conoscere e rispettare i propri ritmi – anche in musica – non è una cosa da prendere sottogamba.

Insomma, il legame tra adolescenti e musica resta una chiave di volta nel processo di crescita. Tramonta la solitudine, si aprono spazi di identità nuova e arrivano gli strumenti concreti per misurarsi con tutto ciò che questa fase – delicata e complessa – comporta.

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