Il riciclo tradizionale dell’argento è tossico: scopri l’opzione sostenibile e pulita alternativa

Il riciclo tradizionale dell’argento è tossico: scopri l’opzione sostenibile e pulita alternativa

Lorenzo Fogli

Dicembre 23, 2025

Ogni giorno, molti di noi si avvalgono di dispositivi tecnologici contenenti un metallo – spesso sottovalutato – e prezioso: l’argento. È presente non solo negli smartphone e nei computer, ma anche nei pannelli solari, elemento chiave per la svolta verso fonti energetiche più pulite. Eppure, gran parte dell’argento arriva ancora da miniere invasive, con conseguenze non da poco per ambiente e società. Le tecnologie di riciclo attuali recuperano solo una minima parte di questo materiale, mentre nuove soluzioni bocciano l’idea di trattarlo in modo differente: ridurre l’uso di sostanze tossiche e rendere tutto il processo più sostenibile.

Come funziona il riciclo dell’argento con acidi grassi e luce

Sempre più spesso sentiamo parlare di gruppi universitari che inventano procedure alternative per il recupero dell’argento. Tra queste, un metodo nuovo e curioso si basa sull’uso combinato di acidi grassi e luce. Non servono sostanze aggressive come il cianuro o acidi forti. Si lavora a temperatura ambiente, sfruttando composti organici presenti negli oli vegetali assieme al perossido di idrogeno. Ne risulta un’ossidazione lenta della superficie metallica, che dissolve gli ioni d’argento formando sali cristallizzabili: un passaggio fondamentale, che permette la successiva estrazione del metallo in forma solida.

Il riciclo tradizionale dell’argento è tossico: scopri l’opzione sostenibile e pulita alternativa
Posate d’argento, un simbolo di eleganza. Ma il loro riciclo tradizionale, e quello di tutti i manufatti pregiati, può essere tossico. – accademiaitalianadelcanto.it

La novità più interessante riguarda il recupero degli acidi grassi stessi: vengono rigenerati e impiegati di nuovo, creando un sistema di economia circolare che limita gli sprechi al minimo. I cristalli ottenuti vengono esposti alla luce di una semplice lampada fluorescente, che stimola la riduzione degli ioni e la formazione di argento metallico puro. Per aggiungere un dettaglio importante, il perossido di idrogeno usato si trasforma in acqua e ossigeno, senza residui che inquinano. Tutto il ciclo è disegnato per avere un impatto ridotto sull’ambiente e sulla salute degli operatori, lontano dai metodi tradizionali molto più aggressivi.

Ridurre rischi e aumentare l’efficienza rimangono priorità del procedimento. La semplicità delle condizioni richieste – e la possibilità di riutilizzare materiali – rendono questo approccio, diciamo così, pronto per essere adottato in scala industriale, soprattutto nelle realtà che si occupano di riciclo di metalli preziosi.

Urban mining e la sfida del riciclo dagli oggetti di uso quotidiano

Un test pratico di questo metodo ha riguardato componenti tecnologici veri, come le tastiere dei computer: spesso hanno rivestimenti realizzati in argento. Con il sistema si è riusciti a separare efficacemente l’argento dai polimeri e da altri materiali, senza rovinare la struttura delle parti. Questa esperienza mette in luce il valore crescente dell’urban mining, cioè il recupero di materie prime preziose dai prodotti elettronici dismessi. Un fenomeno sempre più importante con l’aumento dei rifiuti tecnologici, visto che i dispositivi cambiano rapidissimo.

Un vantaggio da non sottovalutare riguarda poi la sicurezza negli ambienti di lavoro. Gli acidi grassi utilizzati sono biodegradabili e poco corrosivi, inoltre volatili quasi per nulla: così si riducono i rischi per gli operatori, rispetto all’uso di sostanze chimiche tradizionali. Chi lavora negli impianti conferma questa cosa, soprattutto d’inverno, quando la manipolazione di sostanze tossiche si fa più delicata.

L’argento è un elemento decisivo per la transizione energetica, lo sappiamo: entra nelle paste conduttive delle celle fotovoltaiche. Solo il settore solare consuma ogni anno oltre 190 milioni di once d’argento, una domanda destinata a crescere con la diffusione delle tecnologie elettriche. Senza escludere del tutto le attività estrattive, il riciclo aiuta a diminuire l’impatto ambientale e a valorizzare risorse altrimenti perse.

Se questa tecnologia fosse adottata in modo più esteso, ogni dispositivo elettronico dismesso potrebbe diventare una fonte preziosa di materie prime. Insomma, una vera miniera urbana, con meno scavi tradizionali e uso di sostanze chimiche pericolose. Sembra un passo avanti verso una gestione più responsabile e sostenibile delle risorse – cosa che diverse realtà italiane, specie nel Nord, stanno valutando con grande attenzione, visto che l’innovazione incontra la tutela ambientale.

×