Con l’arrivo dei mesi più freddi, una domanda torna sempre alla mente: quanto dura davvero un sacco da 15 kg di pellet per il riscaldamento domestico? Non è un dettaglio da poco, soprattutto pensando a quanto pesa sulle spese di casa. La resa di un sacco può cambiare parecchio, dipende dal tipo di stufa, da come la si usa e, ovviamente, dalle abitudini di chi la gestisce. Le stufe a pellet moderne offrono un rendimento che va dall’85% fino al 95%, ma il vero elemento che fa la differenza è la potenza scelta. Se la stufa lavora al massimo, un sacco finisce in meno di 10 ore. Se invece si opta per un uso più parsimonioso, con modalità eco o livelli più bassi, si può arrivare oltre le 30 ore. Non è un caso isolato: la potenza settata ha impatto diretto sui consumi giornalieri e quindi sulla quantità di pellet da mettere in conto per l’inverno.
Il ruolo dell’isolamento e delle esigenze di riscaldamento
La durata del sacco da 15 kg cambia molto in base all’efficienza termica dell’abitazione. Case nuove o quelle costruite con normative strette – pensiamo alla legge RT 2012 o a edifici a basse emissioni – richiedono meno pellet, perché trattengono meglio il calore. Una coibentazione ben fatta vuol dire meno energia sprecata e meno pellet bruciato per mantenere la temperatura. Invece, se la casa è datata o ha problemi con l’isolamento, serve più combustione per compensare le perdite, quindi si consuma di più pellet.

Nei contesti del Nord Italia, per esempio, si sostiene che per riscaldare circa 10 metri quadrati serva 1 kW di potenza termica. Sotto il cielo rigido di Milano, un appartamento di 100 m² richiede stufe da 8 a 10 kW. Chi vive in zone più miti, tipo Toscana o Liguria, si accontenta di potenze tra 4 e 6 kW. Chi abita nelle città italiane sa bene quanto l’isolamento influenzi consumi e bollette: è un dettaglio che spesso si trascura, ma conta parecchio per la gestione delle risorse energetiche domestiche.
Come ottimizzare il consumo di pellet senza rinunciare al calore
Non serve rinunciare al comfort per far durare di più il pellet. Usare la stufa con attenzione fa la differenza reale. Ad esempio, la manutenzione della centralina di combustione – come la pulizia regolare di braciere, cenere e condotti – serve a mantenere un buon rendimento. Quando si accumulano residui, l’efficienza cala e serve più pellet per ottenere lo stesso calore, con inevitabili aumenti di spesa e meno comfort. Altro punto da tenere d’occhio: lavorare con modalità uniformi, come la funzione eco, che aiuta a evitare i continui accendi e spegni e mantiene una temperatura stabile. Gli utenti lo notano presto: si consuma meno e si ha un calore costante. Anche i termostati intelligenti aiutano, perché regolano la potenza secondo le necessità reali, evitando sprechi inutili. Non va dimenticata la qualità del pellet: scegliere prodotti con certificazioni precise assicura una combustione più completa e longeva. Spendere qualcosa in più per pellet di qualità ripaga alla lunga, perché si riesce a riscaldare bene senza aumentare il consumo o i costi. Insomma, con un uso più attento – e un po’ di cura – si può bilanciare meglio calore e pellet speso, gestendo il riscaldamento domestico senza sorprese nella bolletta nei mesi freddi.
