Basta pensare a una festa di Capodanno tra le montagne italiane senza sforare i 150 euro: oggi è possibile. Da Nord a Sud, diverse località offrono un’accoglienza capace di unire qualità gastronomica e un’atmosfera rilassante, senza il peso di rigidezze o di esborsi pesanti. Nei rifugi e ristoranti in quota, spesso spuntano formule “all inclusive” che combinano menù tradizionali con qualche tocco originale. Non manca mai un piatto invernale classico come lo stinco di maiale o il cotechino con lenticchie, da sempre simboli di prosperità per l’anno che arriva. E non solo montagna: anche le aree mediterranee portano in tavola piatti di mare, confermando la varietà culinaria del Bel Paese.
Le Alpi innevate, con le loro vette bianche, regalano panorami mozzafiato; al Sud invece c’è un calore particolare, più intimo, dove i camini scoppiettano e la convivialità si fa sentire. Nelle zone appenniniche e sulla Sila, fino all’Etna, la tradizione convive con una musica di sottofondo appena percettibile e vini serviti con parsimonia: tutto per centrare il benessere del partecipante. Chi vive in città spesso non riesce a cogliere come si possa combinare festa e calma senza invadere, regalando un modo – diciamo – più sereno di iniziare l’anno, con un sorriso e il piacere di un cibo sincero.
I rifugi e ristoranti tra tradizione e innovazione da Nord a Sud
Nel comprensorio Monterosa Ski, a Val d’Ayas, il Rifugio Paradisia si trova a oltre 2000 metri, raggiungibile in funicolare. Qui cucina e territorio dialogano attraverso ingredienti locali e stagionali. La proposta parte dalla tartiflette e dalla zuppa valdostana, spazia fino alle crespelle di grano saraceno con besciamella di zucca, o alla guancia di manzo con porcini e polenta fritta. Fuori, una terrazza panoramica accoglie con bracieri accesi e un calice di benvenuto – dettaglio non da poco – mentre la serata chiude con spettacolari fuochi d’artificio, che illuminano la vallata e rendono magica l’atmosfera.

Spostandoci a Saint-Rhémy-en-Bosses, il ristorante Arp du Jeu propone un menù stagionale incentrato sui prodotti del territorio: dal duo di jamon agli agnolotti al cervo con salsa ai funghi porcini, fino alla tagliata di carne con cipolle rosse e patate al forno. Raggiungere il locale non è banale: ci si muove con ciaspole o sci da alpinismo, anche se c’è il “gatto delle nevi” per chi preferisce. Questi dettagli fanno capire che in quota la neve detta i suoi tempi, e si vive un ritmo tutto diverso – lontano dal caos urbano.
In Valsesia, il rifugio Alpen Stop rappresenta un classico storico sulle piste Monterosa Ski. Offre un menù a sei portate che spazia da carpacci di carne salada a ravioli ripieni di astice, fino a un gelato artigianale alla crema di bombardino. La sua vicinanza alla cabinovia aiuta chi non pratica sci spesso. Chi frequenta posti così nota subito il rispetto per le radici della tradizione, che qui viene rivisitata con eleganza, senza risultare mai pesante o troppo formale.
Dalla Vialattea alle Dolomiti fino al Sud: differenti sobrietà e piaceri culinari
A Sauze d’Oulx, il celebre rifugio Ciao Pais, nella zona Vialattea, combina la cena di Capodanno a eventi culturali come concerti e letture. Il menù prevede nove portate, tra cui un uovo confit con guanciale e tartufo nero, o la guancia di vitellone glassata al Barolo. Alcune opzioni includono anche il trasporto in motoslitta, speciali abbinamenti di vini e musica con dj dopo mezzanotte. Insomma, la montagna si trasforma in un luogo conviviale e allo stesso tempo comodo, ma senza sfarzi eccessivi.
A Cortina d’Ampezzo, l’Antica Bottega del Vino offre piatti firmati dallo chef; tra i top, il risotto all’Amarone e i casunziei con fonduta. Più in quota, al Rifugio Lagazuoi a 2750 metri, la cucina è semplice ma ricca: camoscio, cervo e canederli accompagnati da zucca e radicchio trevigiano. Che dire? Valorizzare i prodotti locali rispettando il territorio: un aspetto spesso trascurato da chi sceglie la montagna in occasione delle feste.
Nel Centro Italia, il Rifugio Ovovia in Toscana organizza una “Cena Animazione” che dura dalle 20 all’1, mescolando momenti conviviali e di intrattenimento, con menù completo e bevande incluse senza troppi formalismi. E poi, scendendo verso Sud, località come Roccaraso e Camigliatello Silano propongono menu dove il mare fa capolino. Il risotto alla melagrana con tartare di gamberi o il pacchero all’aragosta convivono con il tradizionale cotechino e lenticchie. In Calabria, l’agriturismo La Corte dei Pini punta su carni alla brace e ingredienti a chilometro zero. Nel casale vicino all’Etna, l’Agriturismo Bosco Scuro esalta i prodotti locali, concludendo con cannoli siciliani, simboli della stretta relazione tra territorio e cucina.
Insomma, senza superare 150 euro, si può davvero festeggiare il Capodanno in montagna con sobrietà, attenzione e autenticità, tra esperienza del cibo, paesaggi che incantano e una compagnia piacevole. Un trend che cresce e mette insieme sapori tradizionali, luoghi e tempo in maniera concreta e – mi si passi il termine – sincera.
